Il 17 maggio 2025 abbiamo praticato meditazione all’aperto nella zona rocciosa del Gabbro, un luogo semplice e potente, immerso nel silenzio e nella natura viva.
Dopo un breve momento di raccolta, abbiamo dato inizio alla meditazione seduta, disposti in cerchio. Il terreno era roccioso e irregolare, ma proprio questo ci ha offerto un insegnamento prezioso: come trovare stabilità e radicamento anche nelle condizioni imperfette.
Sotto una leggera pioggerella, abbiamo continuato a praticare in ascolto. La pioggia non ha interrotto il silenzio, anzi – lo ha arricchito, trasformandolo in una delicata presenza che ci accarezzava durante l’esperienza. Invece di ripararci, ci siamo aperti alla presenza, lasciandola essere parte della pratica.
Abbiamo poi proseguito con una meditazione camminata, percorrendo lentamente il sentiero con passo consapevole, sincronizzando il movimento al respiro. Camminare in silenzio sotto il cielo grigio, con il suono delle gocce leggere e il profumo della terra umida, è diventato un modo per sentirci profondamente parte del paesaggio.

Praticanti durante la meditazione camminata
Il tè Oolong e il Monte Wuyi
Al termine della meditazione ci siamo riuniti per un momento di condivisione accompagnato dalla degustazione di tè Oolong.
Il tè che abbiamo bevuto proviene dai monti Wuyi, nella provincia cinese del Fujian. In questi luoghi antichi e rocciosi crescono i celebri tè “Yancha” – o tè di roccia – che, come noi oggi, trovano nutrimento tra le fenditure della pietra.
Il terreno minerale, l’umidità delle nebbie montane e il clima temperato conferiscono al tè un gusto complesso: note affumicate, floreali, a volte fruttate, che evolvono infusione dopo infusione.
Bevendo questo tè immersi nella natura, abbiamo celebrato un piccolo rituale di consapevolezza, un gesto lento che parla di presenza, cura, ascolto.
Meditare tra le rocce
Il parallelismo è stato spontaneo: come le piante di tè crescono tra le rocce, anche noi abbiamo praticato tra pietre e imperfezioni, lasciandoci modellare dal momento così com’era.
La meditazione non chiede condizioni ideali: chiede solo la disponibilità ad esserci, a respirare, a sentire.
In questo, anche la pioggerella è diventata maestra: ci ha ricordato la dolce forza della resa. Nonostante la semplicità dei mezzi e la naturalezza dell’incontro, si è creato uno spazio profondo di ascolto reciproco e radicamento silenzioso.
Grazie
Ringrazio con gratitudine le persone che hanno condiviso questa esperienza, portando presenza, attenzione, cura.
Abbiamo camminato, respirato, ascoltato, per poi tornare a casa forse un po’ più aperti, silenziosi, un po’ più connessi.